HUMAN CROSSING

FOOTPRINTS OF CULTURE AND PEACE

A CURA DI ROBERTO RONCA

ORGANIZZAZIONE DEBORA SALARDI

FRANCESCA LOLLI

IGNAZIO FRESU

FONDAZIONE CAMPANA DEI CADUTI

ROVERETO (TN) – ITALY

8 APRILE – 8 MAGGIO 2022

HUMAN CROSSING rappresenta il cammino del genere umano.

Francesca Lolli e Ignazio Fresu ci accompagnano in questo viaggio con due visioni, due estetiche due mondi narrativi completamente diversi ma che convergono nel rifiuto di ogni discriminazione.

in questo evento ho istintivamente intrecciato due menti così creative che con chiarezza quasi disarmante si incrociano e si completano fino a creare un unico flusso narrativo improntato al rispetto di tutti i diritti civili.

E lo fanno con l’assenza, l’uno, e con la presenza, l’altra.

Le istallazioni di Fresu ci fanno entrare in un mondo silenzioso.

Fresu costruisce scenari pietrificati o arruginiti nel tempo dove manca totalmente l’essere umano.

Le istallazioni di Fresu acquistano significato nel momento in cui il visitatore vi entra dentro e ne vive il racconto.

Ignazio ci parla di eguaglianza, di solidarietà, di pace e di libertà.

Lo fa con gentilezza, con garbo.

Costruisce intorno a noi scene di un’epoca “altra”, ferme in qualce punto imprecisato nella linea temporale.

Ci ricorda che tutto è effimero, caduco, tutto muore e si trasforma in qualcosa d’altro.

Restano le nostre impronte. Restano i nostri principi capaci di cambiare il mondo.

Lo strumento di Francesca Lolli è l’esatto opposto: il corpo e la sua voce diventano le armi con le quali combatte la sua personale battaglia contro ogni forma di discriminazione.

Inserisce l’elemento umano in questo percorso. Ironica, sarcastica, diretta, impietosa contro tutti gli stereotipi di genere.

Le sue videoperformances sono denunce forti al maschilismo, al patriarcato e ad ogni forma di sopraffazione e discriminazione.

Francesca si batte per la libertà e per i diritti di tutti.

Con il proprio volto, con il proprio corpo e con la propria voce ci urla quanto sia assurda la prevaricazione di chi si sente superiore all’altro.

Di chi si arroga il diritto di essere dominante, con la forza, e decidere le vite e i sentimenti degli altri.

Francesca urla per chi non ha voce e per chi non è ascoltato.

L’incrocio umano che nel 2022 sarà raccontato alla Fondazione Campana dei Caduti è quello di chi vuole, con forza, lasciare la propria impronta, in questo caso non solo creativa ma anche ideologica, filosofica ed estremamente concreta, con immagini e forme che riescano ad imprimersi della storia e nella mente di chi visita questo percorso.

L’esposizione, il video-documento, l’installazione, l’audio, il colore, il bianco e nero e il bianco assoluto lasciano in noi l’impronta di un input forte e spesso drammatico ma che rimane indelebile e trasmissibile nei principi e nei concetti.

Attenzione a questi due Artisti: Fresu ti attira con la poesia e a un primo sguardo sembra ti faccia solo entrare in una romantica illustrazione, ma quando sei dentro ti arriva dritto alla mente e ti colpisce forte con un messaggio che ti lascia senza parole e ti obbliga a pensare e a fare i conti con te stesso.

Lolli sembra voler scherzare ma quando guardi oltre la performance teatrale ti trovi disarmato davanti a tanta sincerità perché, completamente priva di filtri, ti arriva dritta allo stomaco e ti costringe a fare i conti con i tuoi inevitabili pregiudizi, dei quali, con molta probabilità, ti vergognerai.

Lolli ci fa ritornare umani demolendo i pregiudizi svelandone la ridicolaggine; Fresu ci fa ritornare umani rivelandoci l’inutilità delle sovrattustrutture, liberandocene.

Con questa incredibile abilità narrativa e visiva, Francesca e Ignazio sono portatori di uguaglianza e quindi di pace.

Ed ecco perché HUMAN CROSSING – FOOTPRINTS OF CULTURE AND PEACE, viene proposto alla Fondazione Campana dei Caduti di Rovereto.

Maria Dolens suona per gli esseri umani, portatori di pace.

IGNAZIO FRESU

Sono nato a Cagliari dove ho cominciato la mia formazione artistica frequentando il locale Liceo Artistico per poi completare gli studi a Firenze all’Accademia di Belle Arti.
Dal 1975 vivo in Toscana e dal 1982 risiedo e lavoro tra Prato e Milano.
La mia poetica si prefigge di dare un volto alla bellezza dell’effimero e di ritrarre l’eterno inganno perpetrato dal tempo. Il tema della transitorietà di ogni cosa, si riflette nella mia attività.
A questo fine le mie installazioni giocano di continuo sulla percezione della reale consistenza delle strutture che realizzo rendendo così il senso della caducità delle cose che evidenzio con la “pietrificazione” o la “rugginificazione” che, come Medusa noi tutti operiamo dando significato diverso alle cose.
I miei lavori si contraddistinguono anche per l’assenza della figura umana allo scopo di porre lo spettatore al centro della scena in modo da avere la massima interazione, così che nel suo “esser-ci”, divenga il protagonista assoluto, il personaggio principale delle mie installazioni, prendendo il posto lasciato dall’assenza.
Per questo motivo nel mio lavoro prediligo le installazioni ambientali che, più che “trasmettere al pubblico”, consentono una maggiore reciprocità comunicativa con chi le “abita”.
Esiste una fondamentale differenza tra il “trasmettere” ed il “comunicare” in quanto, la prima è sostanzialmente unidirezionale, mentre la seconda, basandosi sullo scambio interattivo, è multidirezionale.
E questo è un altro importante obiettivo che mi prefiggo di raggiungere col mio lavoro.
Le tecniche che adopero sono molto lontane da quelle tradizionali in quanto faccio uso di quei materiali che appartengono al nostro presente, conservando, però, un rapporto privilegiato, anche se non univoco, con la materia.
Per cui, insieme alle moderne resine sintetiche e alle possibilità tecniche offerte dal digitale, faccio anche uso di materiali riciclabili e rifiuti di lavorazioni industriali. Scarti di un’economia di consumo che
velocizza sempre di più il processo di separazione tra ciò che consideriamo in nostro possesso e ciò che sempre più presto cade nell’oblio del disuso.
Dal 1973 espongo in Italia e all’estero, in mostre personali e collettive. Alcune mie installazioni sono esposte in permanenza a Firenze, Perugia, Cagliari, Parco del Chianti, Montespertoli (FI), Parco di Montelisi, Crespina (PI), Impruneta (FI), Guidonia Montecelio (RM), Arcevia (AN), Chiaramonti (SS) e all’estero a Belgrado (Serbia), Berlino e Cuxaven (Germania), Funchal (Madeira, Portogallo), La Valletta (Malta).
Alcune mie installazioni sono esposte in permanenza a Prato, come “Il viandante e la sua ombra” sulla scalinata che dalla Stazione del Serraglio porta alla Piazza dell’Università. L’installazione “Cento Scale”, precedentemente allestita nel Giardino Buonamici ed ora nel Giardino del Tignoso. L’installazione “Ultima cena” allestita nel Museo San Domenico e l’installazione “Il sabato del villaggio” all’esterno del centro culturaleTerminale. Inoltre, sempre a Prato, un’altra installazione realizzata di recente: “Piccola biblioteca dei sogni”, a Villa Rospigliosi.
Altre importanti esposizioni all’estero:
2018 – La Valletta, Malta – Abaco Space, Berlino, Germania
2017 – Università di Madeira, Portogallo – LIBRARTIS alla Kean University nella Burger Gallery NJ
2016 – Istituto di Cultura Italiana, Barcellona , Spagna – Northern Kentucky University Art Galleries, USA – Galleria Kbac, Kean University, USA – Czurles-Nelson Gallery
at SUNY Buffalo State, NY
2015 – Istituto di Cultura Italiana, Praga, Repubblica Ceca
2014 – Museo di Merida, Merida, Spagna
2013 – “Nuove Conexión. Reencontrarse entre mundos lejanos”- Museo Bellas Artes Emilio Pettoruti di La Plata (Argentina) – Artour-o – Théâtre Princesse Grace,
Montecarlo – Kunst und Design im Kontext von Abfall und Recycling, Ihlienworth – Hamburg, Germania
2010 – NAVY PIER CHICAGO, ART a Chicago, USA – Società Dante Alighieri a Miami in Florida, USA – Arclinea / Rimadesio, Boston USA – “Il Sogno Italiano” – Dubai World
Trade Center – USA – “Art, Design and Sustainability” – Art Exhibition Hall, Bonn, Germania
2008 – KIAF – Korea International Art Fair , Seoul , Korea – “DISSOLVENZE” – ARTEXPO, New York – “Frammenti di De-composizione” – START MIAMI 1°. Miami, USA
2007 – Art Innsbruck, Austria
2006 – NAIROBI NATIONAL MUSEUM, Kenia – “Tokyo Big Sight” – International Convention Center, Tokyo, Giappone
2005 – Bismarckplatz, Berlino, Germania
2004 – ReArt One – Cuxaven , Germania

FRANCESCA LOLLI

L’universo che cerco di raccontare è abitato da creature che sperimentano la vita: un universo visto, vissuto e agito da donne che di conseguenza mi impone di indagare gli stereotipi e le violenze legate al genere.
La responsabilità sociale che sento insita nel mio lavoro mi porta a parlare con sincerità di ciò che, essendo donna, sento familiare cercando, attraverso i temi da me analizzati, di passare dall’individuale all’universale.
Le donne che dipingo sono figure archetipe forti, non sempre vittoriose, stanche di essere assorbite nella retorica delle guerriere, non più accondi-scendenti rispetto alle aspettative caricate sulle loro spalle, spesso sopraffat-te e sconfitte da un sistema che le disegna come categoria fragile e sotto-messa.
Con i miei lavori affronto i temi del corpo sociale (del suo uso e abuso), della libertà di espressione, dei diritti civili, dell’uguaglianza, dell’identità di genere al di là dell’orientamento sessuale, delle varie forme di indottrinamento patriarcale e di come esse lavorino dentro di noi già dal giorno del nostro concepimento.
In generale, in tutti i miei lavori affiora la consapevolezza che la questione femminile è lungi dall’essere risolta e che, troppo spesso, i diritti già acquisiti rischiano di non esserlo più.
Quello che emerge è un eterno ritorno del patriarcato.
Troppo spesso ancora oggi siamo costrette (a causa della nostra identità sessuale, nel senso che il corpo della donna, il nostro corpo è, ancora oggi, troppo spesso letto e concepito sessualmente) ad una costante lotta per la propria affermazione sociale ed espressiva.
In questo cupissimo momento storico non abbasso la voce, non sussurro ma denuncio ad alta voce le ingiustizie alle quali siamo costantemente sottoposte, cercando di guardare al di là dei confini geo politici perché i diritti delle donne sono i diritti dell’intera società.
Vorrei, a questo punto, citare le parole della scrittrice e giornalista specializzata in tematiche di genere e diritti civili Giulia Blasi, dal suo libro intitolato Manuale per ragazze rivoluzionarie: “Siamo arrivate a un punto di svolta: un punto in cui se accettiamo di giocare secondo le regole siamo finalmente ammesse alla mensa dei patriarchi per nutrirci del poco cibo che ci viene allungato.
Ma il femminismo non si siede al tavolo con il patriarcato: il femminismo lo rovescia, il tavolo.” Ecco quello che vorrei fare attraverso la mia ricerca: contribuire a rovesciare quel tavolo.

BREVE BIO
Nata a Perugia, Francesca si trasferisce a Milano dopo un breve periodo di studi in filosofia a Perugia.
Si diploma alla scuola di Teatro ‘Arsenale’ come attrice e poco dopo si laurea in scenografia all’ Accademia di Belle Arti di Brera (Milano).
Durante gli anni dell’Accademia lavora come attrice nella compagnia del Teatro Arsenale e partecipa a numerosi spettacoli (‘Il gioco dell’epidemia’ di E. Ionesco, ‘Il berretto a sonagli’ di L. Pirandello, ‘Pulp’ di C. Bukowsky, ‘La chiesa’ di L. F. Celine, ecc.).
Per la tesi decide di girare un documentario su un famoso fotografo newyorkese: Andres Serrano.
Dal quel momento decide di cambiare la sua vita e di dedicarsi completamente alla video arte, alla performance e alla regia. Dal 2015 al 2017 frequenta il CFCN (Centro di Formazione Cinematografico Nazionale – Fonderia delle Arti) diplomandosi in Regia Cinematografica. Da sempre interessata a dipingere la condizione femminile la sua ricerca si concentra sulle diversità di genere e le questioni socio-politiche.
I suoi lavori sono stati proiettati in numerosi festival nazionali ed internazionali.
“Tutta la mia ricerca si può racchiudere in un’unica parola: urgenza.
E’ l’urgenza che porta alla comunicazione, ed i mezzi che ho scelto per fare ciò sono quelli a me più congeniali: il corpo e il video.
Attraverso di essi cerco di essere veicolo di emozioni, cerco di sublimare la mia visione della vita e del mondo che mi circonda e molto spesso possiede.
L’obiettivo principale della mia ricerca è quello di ricevere ed elaborare il ‘qui e ora’, di parlare del presente e di poterlo trasporre cercando di renderlo universale.
Vorrei che il mio corpo (dal vivo attraverso la performance o filtrato dall’obiettivo) fosse un mezzo pulsante e ricettivo dei mali (e beni) dell’epoca nella quale mi è dato vivere.
In fondo ‘La vita è colpa dell’arte’ (Pierre Restany)”.